Inni e Odi, Il cinque maggio, vv. 1-48

Ei fu. Siccome immobile,

dato il mortal sospiro,

stette la spoglia immemore

orba di tanto spiro,

così percossa, attonita

la terra al nunzio sta, 6

muta pensando all’ultima

ora dell’uom fatale;

né sa quando una simile

orma di pié mortale

la sua cruenta polvere

a calpestar verrà. 12

Lui folgorante in solio

vide il mio genio e tacque;

quando, con vece assidua,

cadde, risorse e giacque,

di mille voci al sonito

mista la sua non ha: 18

vergin di servo encomio

e di codardo oltraggio,

sorge or commosso al subito

sparir di tanto raggio;

e scioglie all’urna un cantico

che forse non morrà. 24

Dall'Alpi alle Piramidi,

dal Manzanarre al Reno,

di quel securo il fulmine

tenea dietro al baleno;

scoppiò da Scilla al Tanai,

dall'uno all'altro mar. 30

Fu vera gloria? Ai posteri

l'ardua sentenza: nui

chiniam la fronte al Massimo

Fattor, che volle in lui

del creator suo spirito

più vasta orma stampar. 36

La procellosa e trepida

gioia d'un gran disegno,

l'ansia d'un cor che indocile

serve, pensando al regno;

e il giunge, e tiene un premio

ch'era follia sperar; 42

tutto ei provò: la gloria

maggior dopo il periglio,

la fuga e la vittoria,

la reggia e il tristo esiglio:

due volte nella polvere,

due volte sull'altar. 48